Il trasporto merci come servizio pubblico: quali potrebbero essere i benefici e quali i passaggi da attuare?

Tutti si sono resi conto durante il lock-down di come la logistica sia una funzione economica vitale per l’approvvigionamento di prodotti e materie prime per imprese e cittadini.

Se si fosse fermata la logistica, nei supermercati e nelle farmacie avremmo avuto gli scaffali vuoti.

Per questo il trasporto merci va considerato un servizio di interesse economico generale.

Il consiglio europeo del 21 Ottobre ha invitato la Commissione Europea a elaborare un piano di emergenza e di resilienza per il settore del trasporto di merci in caso di pandemia o altra grave crisi, attraverso l’istituzione di regimi finanziari di sostegno ad hoc, semplificando per esempio la normativa sugli aiuti di Stato alle imprese.

trasporto merci come servizio pubblico
trasporto merci come servizio pubblico

Anche il settore della logisita ha subito un forte arresto causato dalla pandemia, ma non tutti allo stesso modo:

Il trasporto merci, dal 2009 al 2019, ha registrato performance più che positive per tutti i comparti.

Ovviamente ha subito una battuta di arresto nel 2020 con un calo medio delle percorrenze dei veicoli pesanti del 21% rispetto alle medie degli anni precedenti.

Questo dato va tuttavia confrontato con cali dal 50 al 90% della mobilità viaggiatori nello stesso periodo.

L’autotrasporto ha comunque contenuto il crollo, anche grazie al boom dell’e-commerce e delle consegne a medio-corto raggio.

A soffrire di più sono state le grandi realtà con più di 250 dipendenti:

Questo risultato va preso con il solo riferimento del periodo di lock-down e su un campione ristretto di aziende.

La maggior parte delle PMI hanno subito forti cali di domanda, tra il 20 e il 50%, mentre una percentuale ancora più alta di grandi imprese ha subito un crollo, oltre il 50% della domanda dovuto alla fase di crisi e al costo della gestione.

Le grandi realtà sono più stabili sul lungo periodo.

I porti hanno retto grazie ai traffici internazionali:

I porti hanno tenuto grazie ai traffici internazionali, anche se spesso sono controllati da operatori stranieri per l’abitudine delle aziende di operare in franco-fabbrica.

Il franco fabbrica è moto utilizzato dalle aziende italiane perché riduce al minimo oneri e obbligazioni a carico dell’esportatore.

Questo accade perché il trasporto viene percepito come un costo e non un’opportunità.

In Italia non è diffusa ancora la concezione che il trasporto generi valore aggiunto, e di tale mancanza ne hanno tratto giovamento grandi operatori esteri.

E’ quindi necessario tutelare l’azienda italiana che produce trasporto con un cambio di mentalità, perché è un “carryed by Italy” aiuta le aziende a testare nuove forme di vendita esaltando i vantaggi che queste comportano.

La logistica concepita come industria nazionale:

La logistica del paese deve essere concepita e pianificata a lungo termine come una vera e propria industria nazionale, definendo tutte quelle componenti che possano favorirne lo sviluppo e ovviare alle criticità persistenti:

  • Digitalizzazione della catena logisica
  • Formazione degli addetti
  • Sostenibilità del comparto anche attraverso incentivi “smart” a sostegno delle intermodalità
  • Costrizione di un sistema resiliente
  • Rafforzamento del tessuto imprenditoriale nazionale impegnato in tale settore

I giovani e la logistica:

La logistica porta con sé un retaggio culturale negativo, fare l’autotrasportatore è visto come un impiego non altamente specializzato e non professionalizzante, anche pericoloso.

A cosa bisognerebbe puntare:

  • Driver della sostenibilità
  • Formazione
  • Digitalizzazione e innovazione tecnologica del settore

Così da poter colmare quel gap di fabbisogno stimato di 15.000 autisti per i prossimi anni.

 

Fonte: Rivista Uomini & Trasporti

 

Leggi anche:

DISTRIBUZIONE DEL VACCINO: La sfida per la logistica

SE NON SEI SICURO NON ENTRI NELLA CITY LONDINESE